Quando l'arte incontra la solidarietà
La mostra dei quadri di PierAngelo Gentilini
A 12 anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino.
(Pablo Picasso)
Senza alcuna presunzione, citare questa frase di Picasso per introdurre alla pittura di Pier Angelo Gentilini rende perfettamente l'idea di come, negli oltre cinque decenni in cui egli si è dedicato alla pittura, la trasformazione sia stata inevitabile. Non si può certo dire, infatti, che il suo lavoro non abbia risentito di varie correnti pittoriche e che, nella sua vivace curiosità, non abbia sperimentato tecniche diverse sia dal punto di vista squisitamente figurativo che da quello espressionista ed astratto. Ma la sua pittura, non “limitandosi” alla esecuzione accademica delle tecniche relative alle varie correnti frequentate, è stata fortemente travolta dalla passione e da una gestualità a volte quasi infantile che diviene una sua personale cifra di riconoscimento.
Nelle sue opere ciò che regna è il colore, che sposa la forma con una tale dirompente Sapienza che, anche quando affronta la figura, evita accuratamente di renderla troppo riconoscibile, perché la svuota di quella fisionomia eccessivamente minuziosa che Gentilini non sente sua.
Ma questa mostra, che potremmo a ragione definire antologica, seppure le sue finalità vadano oltre il desiderio di mostrare il proprio talento e se stesso, le opere esposte spaziano attraverso periodi molto diversi della produzione dell'artista, e ne tracciano un sostanziale filo conduttore dal quale non si può prescindere. A partire, infatti, dai lavori più datati (i paesaggi reali) fino ad arrivare a quelli più recenti, l'opera di Pier Angelo ci consente letture plurime di un carattere artistico spesso evidenziato da un profondo dualismo. Convivono infatti nell'artista “momenti” di ardente furore dove il gesto è il protagonista e il colore è quasi materico e denso, ed altri in cui è privilegiata una forma di “narrazione sospesa” che si colloca tra la fase onirica e quella visionaria. In un susseguirsi di circolari ritorni che non prescindono da una naturale ironia né da una profonda coscienza dedita alla spiritualità e alla contemplazione. Prova ne è l'amore per tutte le creature e per quella magica Natura che, anche quando è così bene camuffata dagli astrattismi di Gentilini, non manca di erigersi sovrana sull'uomo, che resta però sempre un'essenza decisiva del cosmo.